La Chiropratica nel mondo del Nuoto: intervista ad Andrea Cecchi, dottore chiropratico in Torino. Quindici titoli nazionali, tre titoli americani, la partecipazione alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992. Questo lo straordinario curriculum sportivo di Andrea Cecchi, dottore in Chiropratica da molti anni, ma prima ancora nuotatore di altissimo livello. Torinese di 54 anni con una passione viscerale per il suo lavoro, per il nuoto e per lo sport in generale, Cecchi ha maturato negli anni una profonda esperienza nella cura di atleti professionisti. ChiropraticaToday è andata a trovarlo per conoscerlo più da vicino.
Dottor Cecchi, come nasce in lei l’idea di divenire chiropratico?
Dopo la mia lunga esperienza nel mondo del nuoto, nel quale ho avuto il privilegio di gareggiare ai livelli più alti, una serie di problemi fisici mi ha portato a compiere la scelta professionale più bella che potessi mai fare: diventare chiropratico.
Ma perché proprio la Chiropratica?
Perché da nuotatore ho sempre sognato di divenire il dottore che avrei voluto avere io. E io, da atleta, avrei voluto avere al mio fianco il chiropratico, figura che mi ha sempre affascinato per il suo approccio alla salute.
Ci spieghi meglio.
Molti medici, quando sei alle prese con un dolore, ti prescrivono assoluta immobilità. Il chiropratico, laddove non vi siano controindicazioni, no. Lui è in grado di capire quando il dolore necessita l’immobilità o quando invece è il sintomo di un problema che può essere affrontato diversamente, senza costringere il paziente a periodi, spesso lunghi, di inattività. Se oggi sono un chiropratico è perché io, da atleta, un dottore con questo approccio l’ho sempre sognato. E oggi, dopo molti anni di professione, spero di essere io il dottore che non ho mai avuto.
Ci parli del suo lavoro al fianco dei nuotatori.
Tutto è iniziato con Emiliano Brambilla, 400 stileliberista pluricampione europeo. Venne mandato da me dal dottor Bonifazi responsabile medico della nazionale di nuoto che mi conosceva dagli anni in cui io ero atleta e lui medico della Nazionale. Il problema di Emiliano era che, pur non avvertendo alcun dolore, aveva la sensazione, uso testualmente le sue parole, “di nuotare storto”. All’epoca Emiliano aveva già provato un po’ di tutto anche in diversi continenti senza però trovare un vero beneficio. I trattamenti chiropratici ebbero su di lui un effetto molto positivo. Nel giro di poco tempo buona parte dei suoi compagni della Nazionale divennero miei pazienti.
Nel 2004 arriva la chiamata della Nazionale di Nuoto.
Sì. Gli atleti, guidati dall’allora capitano Lorenzo Vismara (50 titoli nazionali) erano molto contenti dei risultati ottenuti con la Chiropratica, fecero una vera e propria petizione per avermi come chiropratico al seguito. Grazie anche al parere positivo del Commissario Tecnico della Nazionale, il compianto Alberto Castagneti, uomo privo di pregiudizi che si faceva guidare unicamente dal cronometro, e che vide, tempi alla mano, come la Chiropratica fosse di beneficio agli atleti. Fu così, grazie al volere dell’intera squadra che fui nominato chiropratico ufficiale della Nazionale di Nuoto.
Con loro, stavolta in veste di chiropratico, ebbe modo di tornare alle Olimpiadi.
Sì ad Atene 2004. Seguii la squadra per tutto il quadriennio Olimpico fino a Pechino 2008, tuttavia a quelle Olimpiadi non potei andare per problemi personali. Esperienze indimenticabili.
Su cosa si concentra il chiropratico durante manifestazioni così importanti?
Potrà sembrarle strano ma seguire un atleta non è troppo dissimile dal seguire una persona comune. L’obiettivo è sempre quello: non limitarsi a far sparire il dolore ma piuttosto individuarne le cause e lavorare sul paziente per far sì che il suo intero organismo torni a esprimersi al meglio del suo potenziale. Ovviamente il lavoro è estremamente personalizzato. Un paziente di novant’anni si accontenta forse già solo di camminare, mentre uno di venti deve poter correre a certi ritmi senza alcuna difficoltà. Tutto è proporzionato alle capacità fisiologiche del paziente stesso, che sia o meno un atleta. L’unica differenza è che se una persona comune perde per qualche motivo un 30/35% delle sue potenzialità, forse non se ne accorge nemmeno e continua a vivere la sua normale quotidianità.
Nel caso dell’atleta invece, specialmente se di alto profilo, è già sufficiente perdere l’uno per cento e ti ritrovi alle prese con una serie di difficoltà. Non dobbiamo mai dimenticare che le performance degli atleti, nello specifico di un nuotatore, si misurano in centesimi di secondo. Basta un niente e comprometti le tue possibilità di fare risultato.
Il fatto di essere stato prima atleta e poi chiropratico la aiuta nel suo prendersi cura dei nuotatori?
Aver vissuto per molti anni in quell’ambiente aiuta di certo. Comprendi meglio, perché le hai vissute in prima persona, le tante problematiche dell’atleta, i suoi dubbi, le sue paure, le sue ambizioni. Riesci anche a farti comprendere meglio, perché dopo oltre 15 anni di sport praticato ad alto livello parli la loro stessa lingua, capisci lo stress della gara, il loro volersi allenare a tutti i costi e molti altri dettagli propri della vita di un agonista. Però, voglio ribadirlo, se sei in grado di prenderti veramente cura di una persona riuscendo a investigare le vere cause del problema, non cambia così tanto che questi sia un atleta.
Lei ha delle specializzazioni specifiche per operare in qualità di chiropratico dello sport?
Io mi sono formato come chiropratico Gonstead di cui ho conseguito il diploma specifico. Ho il diploma di Chiropratica sportiva, pratico e studio la Kinesiologia Applicata dal 2004 e dal 2008 ho avuto il privilegio di affiancare il mio insegnante il dottor Shafer che ritengo un luminare, nell’insegnamento di questa affascinante disciplina diagnostica che valuta tutti gli aspetti della salute dando la sua importanza non solo all’aspetto meccanico ma anche a quello biochimico. Negli ultimi anni sto studiando molto seriamente la Neurologia Funzionale e nei prossimi anni conto di avere la specializzazione anche in questa specialità.
Cosa c’entra la biochimica?
D.D. Palmer, il fondatore della Chiropratica, già nel 1895 individuava -alla base di ogni problema di salute- componenti strutturali, biochimici ed emotivi. Traumi, tossine e pensieri sono, anche secondo la kinesiologia applicata, alla base di tanti nostri problemi di salute. Faccio un esempio: se mangio male mi viene il mal di pancia, e se mi viene il mal di pancia inevitabilmente avrò problemi di natura muscolare, che sfoceranno nella sublussazione.
Compito del chiropratico è sì rimuovere la sublussazione ma , una volta rimossa è ancor più importante individuarne la causa, nella fattispecie legata a errate abitudini alimentari, a determinate tossine. Ecco dunque che le competenze del chiropratico devono essere di ampio respiro e andare ben al di là del solo contesto funzionale. La Chiropratica è molto più del classico aggiustamento.
Nelle università di Chiropratica si studia tutto ciò?
Più o meno. Le basi di sicuro vengono accennate, tuttavia, da quello che apprendo dai colleghi neo-laureati, sembra che vengano sempre più annacquate da un insegnamento sempre più medico e meno chiropratico. Con questo intendo che la Medicina per come la intendiamo classicamente si occupa più di eliminare i sintomi di una malattia che della guarigione vera e completa del paziente, mentre la Chiropratica classica si occupa molto di più di ristabilire un equilibrio omeostatico che dell’eliminazione di un sintomo. Comunque senza fare polemiche o dilungarmi troppo su queste tematiche, correlate strettamente all’ambito funzionale seppur di origine diversa, dovrebbero essere maggiormente approfondite. Compito del chiropratico è individuare quello che viene chiamato “insulto primario”. Se a stressarti è la discoteca sotto casa, che suona sino alle tre di notte e non ti fa dormire, c’è ben poco da indagare. Ma se a procurarti una sublussazione è una determinata tossina, individuare la causa è molto più arduo. Ecco perché c’è bisogno di profonda preparazione anche negli ambiti non propriamente meccanici.
Prima di concludere ci tolga una curiosità: quanta consapevolezza c’è secondo lei, nell’opinione pubblica, attorno alla figura del chiropratico?
Quando nel 1998 iniziai a esercitare la mia professione trovai tanta ignoranza ma anche tanta curiosità. Le persone conoscevano poco la Chiropratica però, in compenso, erano animate da molta curiosità e questo le spingeva a voler conoscere, a fare domande. Oggi, nel 2019, a oltre vent’anni di distanza c’è ancora molta ignoranza e, per giunta, non c’è più la curiosità di un tempo. Anzi, oggi, coi motori di ricerca si è diffusa una parvenza di saccenza che sino a qualche tempo fa era inimmaginabile.
Torniamo allo sport e poi ci salutiamo. Quanto è diffusa la figura del chiropratico al fianco degli atleti?
Poco. E pensare che la Chiropratica, laddove utilizzata, dà agli atleti una vera e propria marcia in più. E inoltre, non dimentichiamolo, il percorso formativo di un chiropratico membro dell’Associazione Italiana Chiropratici offre ampie garanzie di competenza e di serietà. Gli atleti che lo sperimentano possono testimoniarlo.
Andrea Cecchi, DC
Andrea Cecchi consegue nel 1998 la laurea in Doctor of Chiropractic magna cum laude al Northwestern College of Chiropractic di Minneapolis. È membro dell’Associazione Italiana Chiropratici ove dal 2002 al 2011 ricopre la carica di Vice Presidente. Ha partecipato della Federazione Italiana Nuoto alle Olimpiadi di Atene 2004 e, nel 2007, ai Campionati Mondiali di Nuoto di Melbourne. Molti i suoi successi da nuotatore: dieci volte campione italiano assoluto nei 100 e 200 rana. Primatista nazionale nei 100 e 200 rana. Esercita la sua professione di Chiropratico dal 1999 a Torino.